La maggioranza degli azionisti di ExxonMobil, la più grande multinazionale petrolifera del mondo, hanno votato a favore di una mozione che chiede alla compagnia di «riferire su come la sua attività sarà influenzata dagli sforzi in corso in tutto il mondo per combattere i cambiamenti climatici».
La mozione, appoggiata da piccoli azionisti ma anche da grandi investitori, è passata con il 62,3% dei voti a favore.
La risoluzione, presentata dai commissari della Chiesa di Inghilterra e dal comptroller dello Stato di New York Thomas DiNapoli, chiede alla Exxon di «riferire su come il suo modello di business sarà influenzato dagli sforzi globali per limitare l’aumento medio delle temperature al di sotto dei 2 gradi Celsius».
La chiesa di Inghilterra sottlinea che «il risultato arriva nonostante il forte impegno da parte della company di opporsi al movimento e rappresenta una vittoria estremamente significativa per gli investitori che vogliono che Exxon riferisca sulla divulgazione climatica, in linea con i suoi omologhi».
Edward Mason, a capo degli investimenti responsabili della Chiesa d’Inghilterra, ha detto che «questo è un voto storico: nonostante la forte opposizione da parte del Board, la maggioranza degli azionisti di Exxon hanno inviato un segnale inequivocabile alla compagnia che si deve fare molto di più di rivelare l’impatto sul suo business delle misure per combattere il cambiamento climatico.
Siamo grati a tutti gli investitori che hanno sostenuto la proposta, e chiediamo alla company di avviare urgentemente l’impegno con gli azionisti su come portare le sue informative in linea con quelli dei suoi pari».
Secondo DiNapoli «questa è una vittoria senza precedenti per gli investitori nella lotta per assicurare una transizione graduale verso un’economia a low carbon.
Il cambiamento climatico è una deli più grandi rischi a lungo termine che dobbiamo affrontare nel nostro portafoglio e ha un impatto diretto sul core business della ExxonMobil.
ExxonMobil ha ora l’onere di rispondere rapidamente e dimostrare che prende sul serio le preoccupazioni degli azionisti sul rischio climatico».
La svolta è evidente: nel 2016 solo il 38% degli azionisti ExxonMobil aveva votato a favore della stessa risoluzione ed era già la più alta percentuale a favore mai registrata su una proposta riguardante il cambiamento climatico in un’assemblea degli azionisti ExxonMobil.
Questa volta, investitori istituzionali con miliardi di dollari di patrimonio avevano subito dichiarato il loro sostegno alla mozione, compresi alcuni dei più importanti fund managers e dei fondi pensione Amundi, SGA (per conto di ABP, bpfBouw and PPF APG), AXA Investment Management, BNP Paribas Investment Partners, CalPERS, Connecticut Retirement Plans and Trust Fund, Fonds de Solidarité des Travailleurs du Québec, Hermes EOS, HSBC Global Asset Management, MN), New York City Pension Funds e Schroders, Vermont Pension Investment Committee e oltre 30 investitori istituzionali controllati da chiese o confessioni religiose.
Successivamente hanno dichiarato il loro sostegno alla mozione altri grossissimi investitori come Aegon Asset Management, Aviva Investors, Legal & General Investment Management e Natixis Asset Management, insieme a due dei principali proxy advisor indipendenti: ISS e Glass Lewis.
Molte multinazionali petrolifere, tra cui BP, ConocoPhillips, Royal Dutch Shell e Total, hanno approvato un’analisi dello scenario di più 2 gradi, come stabilito dalla Taskforce on Climate-Related Financial Disclosures del Financial Stability Board istituito da Mark Carney, il governatore della Banca d’Inghilterra.
I principali asset manager, come BlackRock e State Street Global Advisors hanno chiesto una migliore informativa sul rischio climatico.
Il Global Rating di Moody ora include gli scenari di riduzione delle emissioni globali di carbonio legati al calo della domanda di combustibili fossili per valutare le companies che operano in aree ad alto rischio come l’industria energetica.
Anche per Robert Schuwerk, un consulente della Tracker Carbon Initiative, «questo risultato straordinario, sulla scia della votazione a maggioranza alla Occidental, indica la crescente preoccupazione degli investitori istituzionali – ha detto a BBC News – Il cambiamento climatico è ormai in testa e al centro dell’impegno degli investitori.
Dato che Exxon è un portabandiera dell’industria petrolifera e del gas, le piccole imprese devono prenderne atto e agire di conseguenza».
Eppure il nuovo amministratore delegato di ExxonMobil, Darren Woods ce l’aveva messa tutta per non far passare la risoluzione «riteniamo che i rischi del cambiamento climatico sono gravi e garantiamo di agire con un’azione riflessiva – aveva detto prima del voto – Come company stiamo agendo in molti modi, tra i quali gli investimenti in tecnologia.
Il Board è d’accordo che è importante riflettere sia sulla politica che sullo sviluppo tecnologico nelle nostre proiezioni a lungo termine». Poi ha chiesto di non votare la risoluzione».
Ma la credibilità climatica di ExxonMobil è bassa: attualmente è sotto inchiesta da parte di due procuratori generali per non aver rivelato ciò che sapeva sul rischio climatico fin dai lontani anni ’70 e per aver finanziato campagne pubbliche per seminare il dubbio sulla realtà del cambiamento climatico.
Anche l’ex amministratore delegato della multinazionale, Rex Tillerson, attuale Segretario di Stato Usa è stato coinvolto nelle indagini.
Non è invece passata un’altra risoluzione sulle emissioni di metano, presentata da Suor Patricia Daly, una investitrice-attivista investitore di lunga data della Exxon, che ha detto che c’è «un incredibile imperativo morale» di consentire l’accesso all’energia a coloro che vivono in condizioni di povertà energetica, ma che bisogna farlo in modo che non metta in pericolo la stabilità del clima a lungo termine.
La risoluzione, che puntava a rendere note le fughe di metano ha ricevuto solo il 38,7% dei voti.
Contro la risoluzione hanno parlato noti negazionisti climatici come Steve Milloy, che gestisce il sito ecoscettico Junk Science, che l’ha definita “bufala climatica”.
Milloy dopo aver rivendicato il fatto che sono state persone come lui a far vincere Trump, ha criticato addirittura la Exxon per aver dato troppo spazio agli ambientalisti: «Il mio messaggio per il management Exxon è questo: stop al favoreggiamento dei nemici dei vostri azionisti».
Poi Milloy ha anche criticato il sostegno Woods all’«economicamente suicida Accordo di Parigi»
La pensa in tutt’altro modo Naomi Ages, climate & energy campaigner di Greenpeace Usa, che conclude: «Gli azionisti di Exxon hanno finalmente riconosciuto ciò che la company si rifuita ancora di fare; che l’era del petrolio è quasi finita.
Le persone e le comunità di questo Paese meritano e vogliono vite alimentate dall’energia rinnovabile e non possiamo lasciare che Exxon e l’avidità dell’industria del petrolio siano d’intralcio».
Alcuni azionisti hanno fatto notare l’ironia del fatto che Exxon veniva finalmente costretta ad prendere questa strada proprio nel giorno in cui i media americani rivelavano che il presidente Trump stava per ritirare gli Usa dall’Accordo sul clima di Parigi.
(Articolo pubblicato con questo titolo il 1 giugno 2017 sul sito online “greenreport.it”)