Chernobyl, l’Aiea smentisce l’allarme radioattività. Gelo con Petro Kotin

CRISI UCRAINA. Insieme al direttore Grossi e un team di esperti, arriva materiale e equipaggiamento per la centrale

DI PIERGIORGIO PESCALI, IL MANIFESTO, 28 APRILE 2022

Il 26 aprile, mentre Rafael Mariano Grossi, direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, era arrivato a Chernobyl e a Kiev incontrando anche Zelensky per commemorare l’anniversario dell’incidente nucleare del 26 aprile 1986, Petro Kotin, presidente dell’Energoatom, l’agenzia atomica ucraina, lanciava l’allarme per il sorvolo di due missili russi a bassa quota sopra la centrale nucleare di Zaporizhzhia, dal 4 marzo in mano russa. I due missili avrebbero solcato i cieli alle 6.41 e alle 6.46 del mattino andando poi a colpire il centro abitato: «I missili avrebbero potuto distruggere uno o più complessi all’interno della centrale provocando una catastrofe nucleare e radioattiva in tutto il mondo» ha detto Kotin sul canale Telegram del sito dell’agenzia ucraina.

Non è stato però chiarito a che quota sarebbe avvenuto il sorvolo e, soprattutto, a che distanza dalla verticale si trovassero le strutture più a rischio, i sei reattori e il deposito di scorie radioattive. La centrale di Zaporizhzhia, la più grande in Europa, ha attualmente due reattori operativi e collegati alla rete elettrica. Lo scorso marzo era già stata al centro di polemiche e di apprensioni quando l’esercito russo aveva ingaggiato una battaglia all’interno del perimetro del sito per conquistarne il controllo. Allora i proiettili avevano colpito le palazzine di addestramento e degli uffici amministrativi, mentre alcuni colpi avevano danneggiato l’edificio esterno dell’Unità 1 (il cui reattore è in stato sottocritico, quindi in sicurezza) senza però recare alcun danno alla struttura.

LA AIEA non ha rilasciato alcun comunicato sull’incidente evidenziato da Petro Kotin il quale, peraltro, non ha mai mancato, sin dalle prime fasi della guerra, di criticare la supposta «sottomissione» dell’agenzia internazionale atomica alla Russia. La forte disapprovazione espressa dal direttore dell’Energoatom nei confronti della direzione dell’AIEA è emersa in modo evidente anche nella visita di Grossi a Chernobyl. Molti hanno notato che, tra le autorità ucraine presenti alla riunione con la squadra dell’agenzia internazionale, spiccava l’assenza di Kotin.

GROSSI È ARRIVATO in Ucraina assieme al suo primo gruppo di esperti rispondendo alla richiesta del governo di inviare materiale ed equipaggiamento per la centrale di Chernobyl, riconquistata il 1° aprile dopo il ritiro delle truppe russe. Tra i beni inviati dall’agenzia internazionale vi sono dosimetri per rilevare i livelli di radioattività e per sostituire i sensori automatici non più funzionanti, indumenti protettivi e spettrometri che permettono di individuare quali siano i radionuclidi che emettono radiazioni e il tipo di radiazioni emesse. Sarà così possibile ricominciare a disegnare una nuova mappa di livelli di radioattività all’interno della Zona di esclusione dopo che i movimenti militari hanno dissestato il terreno.
Grossi, incontrando il personale della centrale di Chernobyl, ha definito i lavoratori degli eroi, in particolare coloro che, nella prima fase dell’occupazione russa, non hanno mai lasciato il sito per più di un mese continuando a lavorare per mantenere la struttura in sicurezza.

NEL FRATTEMPO, l’ennesimo allarme di elevati livelli di radioattività reso noto dall’agenzia France Presse attribuendolo ad una comunicazione della AIEA stessa, è stato smentito dalla stessa agenzia francese: l’AIEA aveva detto l’esatto contrario che, cioè, i livelli di radioattività non presentavano anomalie. Più volte, durante il decorso della guerra e in particolare dopo il ritiro russo, le autorità ucraine hanno alimentato la tesi secondo cui alcuni soldati russi avrebbero contratto la sindrome da radiazione acuta scavando trincee (rivelatisi poi livellamenti di terreni per installare depositi di materiale) nella Foresta Rossa, l’area che presenta hotspot più elevati di radioattività (comunque non tali da far ipotizzare rischi così radicali e immediati per la salute umana). Il ministro dell’Energia, German Galushchenko aveva anche azzardato l’ipotesi che ai soldati russi non sarebbe restato che un anno di vita, mentre Valery Simyonov, ingegnere capo della sicurezza di Chernobyl, avrebbe testimoniato che un soldato russo appartenente a un reparto NBC (Nucleare, batteriologico e chimico) avrebbe maneggiato una sorgente di cobalto-60 senza indumenti protettivi. Anche in questi casi, però, le indicazioni date non erano sufficienti per valutare il reale pericolo: sorgenti di cobalto-60 vengono regolarmente manipolate in laboratori di medicina nucleare senza rischi per gli utilizzatori.

È PERÒ VERO CHE, almeno nei primi giorni di invasione, lo smottamento del terreno causato dal passaggio di mezzi pesanti aveva liberato nell’atmosfera radionuclidi depositati nel suolo causando un aumento, seppur contenuto, della radioattività nella zona attorno a Chernobyl. Ora, dopo che la situazione si è stabilizzata e non vi sono gli intensi movimenti nella Zona di esclusione registrati subito dopo il 24 febbraio, anche i livelli di radioattività sono diminuiti sino a stabilizzarsi a valori preguerra.

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