A Dubai combustibili fossili e adattamento climatico al centro dei contrasti

Il vertice sul clima dell’Onu, Cop28, avrebbe dovuto chiudere oggi ma stando alle notizie che arrivano da Dubai saranno necessari i tempi supplementari. 

La sede inizierà presto a chiudere dopo aver ospitato il più grande vertice sul clima della storia. Raccontano le agenzie di una sede dove le persone vagano per il sito, ma la maggior parte dei delegati è probabilmente ancora a letto, esausta dopo che le trattative sono andate avanti fino alle prime ore del mattino.

I nuovo round focalizzerà l’attenzione su un’altra bozza del testo che la presidenza degli Emirati Arabi Uniti sta preparando in questo momento, anche se c’è da aspettare fino al pomeriggio. Una volta pubblicata, assisteremo alla stessa esplosione di reazione da parte dei delegati alla bozza, ed è probabile che i negoziati diventino sempre più difficili.

La giornata di ieri è stata marcata da una forte opposizione da parte degli stati del Pacifico, dell’UE e di molti altri per l’incapacità del testo di includere un discorso sull’eliminazione graduale dei combustibili fossili, qualcosa che è cruciale per mantenere in vita l’1,5°C.

Cedric Schuster, di Samoa, presidente dell’Alleanza dei piccoli stati insulari, ha dichiarato: “Non firmeremo il nostro certificato di morte. Non possiamo firmare un testo che non preveda forti impegni sull’eliminazione graduale dei combustibili fossili”.  Si teme che paesi come l’Arabia Saudita e altri petro-stati possano cercare di indebolire ulteriormente il linguaggio sui combustibili fossili.

cop28 al jaber
Il sultano Ahmed Al-Jaber, presidente della Cop28

Il testo diffuso ieri dal presidente Sultan Al Jaber, ha suscitato ire da più direzioni. Gran parte dell’attenzione è stata posta sul paragrafo 39, che riguarda l’energia e il futuro dei combustibili fossili. Il buono: fa riferimento alla necessità di ridurne il consumo e la produzione. Il cattivo: cosa c’è attorno.  La sezione è fondamentalmente un elenco puntiforme di cose che i paesi “potrebbero” fare. Il linguaggio proposto per eliminare o ridurre gradualmente i combustibili fossili – l’argomento al centro di gran parte dei colloqui – è scomparso anche come opzione.

Molti paesi, intervenuti durante una sessione notturna, hanno sostenuto che il documento proposto non ha l’urgenza e l’ambizione necessaria per realizzare quella che il presidente ha definito la sua “stella polare” – mantenere a portata di mano 1,5°C di riscaldamento. Ad esempio, riguardo al 

consumo e alla produzione di combustibili fossili si afferma che potrebbero essere ridotti “in modo giusto, ordinato ed equo in modo da raggiungere lo zero netto entro, prima o intorno al 2050, in linea con la scienza”. Ciò suggerisce che i combustibili fossili potrebbero essere ancora utilizzati dopo il 2050 e giustificati da una quantità illimitata di compensazioni problematiche, il che sicuramente non è ciò che la scienza richiede.

La bozza di documento parla anche della “cattura, utilizzo e stoccaggio del carbonio”, una tecnologia poco performante che non è riuscita a raggiungere risultati su scala commerciale nonostante abbia ricevuto miliardi di sostegno. Viene incluso il celebre obiettivo di triplicare l’energia rinnovabile globale e raddoppiare l’efficienza energetica, ma non vi è alcun riferimento al sostegno finanziario necessario per aiutare i paesi in via di sviluppo a raggiungerlo.

L’adattamento climatico è l’altra grande sfida: non c’è ancora una visione chiara su come sarà finanziato.  Ci sono anche una serie di questioni tecniche che rimangono irrisolte, in particolare un intenso dibattito sulla regolamentazione dei mercati del carbonio, dove gli Stati Uniti sono stati accusati di cercare di forzare un accordo con regole deboli e privo di trasparenza.  Per affermare l’ovvio: c’è ancora molta strada da fare mentre ci avviciniamo ai tempi supplementari.

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