Discarica Malagrotta, c’è la delibera del Cdm: la messa in sicurezza la pagheranno gli italiani

DI ILARIA PROIETTI, IL FATTO QUOTIDIANO, 12 MAGGIO 2022

L’ex re della monnezza romana, Manlio Cerroni, aveva promesso di trasformare la sua Malagrotta nel paradiso terrestre, manco fosse Central Park. O, ad accontentarsi, nella cittadella del sole grazie a una mega installazione fotovoltaica. Quel che è certo è che la messa in sicurezza della discarica di Malagrotta intanto si farà con i soldi pubblici originariamente previsti per le bonifiche dell’amianto che il ministero della Transizione ecologica rischiava di perdere, causa mancanza di progetti operativi di rapida attuazione: 250 milioni come da richiesta di finanziamento della Regione Lazio.
Ma forse servirà svenarsi ancora di più perché si tratta tra l’altro di realizzare un capping da guinness dei primati, ossia la copertura dell’intero invaso che ha inghiottito per oltre trent’anni i rifiuti della Capitale conquistando, quanto a estensione, il primato europeo tra le discariche. Messa in sicurezza e capping che il governo – con una delibera pubblicata il 10 maggio in Gazzetta Ufficiale – ha affidato al commissario straordinario per le discariche orfane, il Generale dell’Arma, Giuseppe Vadalà, che dovrà mettere il turbo perché incombe il rischio di inquinamento ambientale e una procedura di pre-infrazione da parte di Bruxelles: insomma “la mancata tempestiva adozione di provvedimenti può determinare un grave pregiudizio agli interessi nazionali” ha motivato il governo nel provvedimento che riguarda la discarica chiusa dal 2013.
L’altra ragione per far in fretta è che si tratta di utilizzare risorse a valere dei Fondi per lo Sviluppo e la coesione 2020-2024. Ergo “l’assunzione di obbligazioni giuridicamente vincolanti dovrà perfezionarsi entro il 31 dicembre 2022 e i lavori dovranno essere conclusi, collaudati e rendicontati entro il 31 dicembre 2025”. Somme pubbliche anticipate per gli interventi rispetto alle quali la Regione Lazio dovrà esercitare l’azione di rivalsa verso chi abbia causato o comunque concorso a causare le spese stesse, insomma il proprietario Cerroni (e sodali) che però ha sempre negato l’inquinamento. Anzi sostiene di aver diritto a essere ristorato per aver dotato la discarica di una cintura “sanitaria” avveniristica . Questo mentre ancora non è chiaro perché non siano state pretese da lui le garanzie fideiussorie per coprire i costi della gestione post mortem dell’invaso, su cui la commissione Ecomafie presieduta da Stefano Vignaroli promette di fare chiarezza.

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