“Non si sa quanto costa bonificare l’ex Ilva”

Tagliano 150 milioni, ma Cingolani non sa perché: “Pare ci siano stime, le ho chieste”

DI FRANCESCO CASULA, IL FATTO QUOTIDIANO, 12 MAGGIO 2022

Ci sono 150 milioni di euro distratti dalle bonifiche dell’ex Ilva e c’è un ministero, quello della Transizione ecologica, che non sa quantificare il denaro necessario alle stesse bonifiche. Stime e costi, però, sono da mesi sui tavoli governativi. E persino sui giornali. E addirittura sul sito dell’Osservatorio Ilva che fa capo allo stesso ministero della Transizione ecologica.
La cronaca di quanto avvenuto ieri alla Camera spiega in modo plastico la confusione che regna intorno all’ex Ilva di Taranto. Roberto Cingolani, capo del dicastero che fu dell’Ambiente, durante il question time ha risposto a un’interrogazione di Mauro D’Attis di Forza Italia, che chiedeva lumi proprio sullo scippo di 150 milioni di euro provenienti dal sequestro Riva e destinati alle bonifiche della fabbrica e trasferiti invece dal governo ai cosiddetti “interventi di decarbonizzazione”: ci sa dire se i soldi restanti bastano?
Il ministro prima ha fatto un elenco di azioni preliminari – caratterizzazioni, conferenze dei servizi, collaborazione con enti locali – senza spiegare che, in sostanza, le bonifiche vere e proprie nell’ex Ilva non sono ancora cominciate. Ma il meglio lo ha offerto alla fine: “Non è allo stato possibile – ha detto Cingolani – determinare il reale fabbisogno economico necessario alla realizzazione degli interventi di messa in sicurezza e bonifica del sito produttivo ex Ilva e dei territori limitrofi”. Insomma, non ne so nulla. O quasi. Perché Cingolani ha provato a salvarsi aggiungendo: “Prima di venire ho sentito alcuni dei rappresentanti mi hanno detto di avere delle stime economiche aggiornate già presentate in qualche audizione, me le manderanno e ci confronteremo”.
Insomma le stime ci sono, ma non le ho. “Spiace che il ministro – ha detto il parlamentare Gianpaolo Cassese dei 5Stelle – abbia fornito delle informazioni errate in Aula, che mettono in evidenza la sua non conoscenza di dati così importanti, pubblicati per altro dallo stesso portale dell’Osservatorio Ilva, che fa capo al suo ministero. Il fatto che il portale risulti non funzionante a causa di un attacco hacker avvenuto ormai più di un mese fa non può essere una giustificazione”.
In effetti quei numeri erano conosciuti già a dicembre quando, col decreto Milleproroghe, il governo Draghi tentò di scippare addirittura 575 milioni alle bonifiche. Quel tentativo fallì per il muro opposto da quasi tutte le forze politiche, stavolta invece lo scippo è andato a buon fine: l’emendamento presentato dal senatore Mario Turco per bloccarlo è stato bocciato dai voti contrari di Lega e Forza Italia e dall’astensione di Fratelli d’Italia.
Nelle scorse settimane, comunque, anche Il Fatto aveva pubblicato quei dati, che forse possono spiegare al ministro Cingolani perché stavolta il suo governo ha deciso di prendere 150 milioni: dei 617 milioni di euro “a disposizione” dei Commissari, infatti, solo 25 milioni erano stati spesi al 21 dicembre scorso, mentre 444 milioni risultano già “allocati”, cioè destinati a interventi già stimati. In sostanza la differenza tra i fondi totali e quelli allocati è di 173 milioni: ai Commissari quindi è stato ordinato di trasferire alla produzione 150 milioni lasciando 23 milioni in cassa per eventuali emergenze.

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