Ogni anno, i leader mondiali si riuniscono per la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Il prossimo appuntamento avrà inizio il 30 novembre 2023 a Dubai, Emirati Arabi Uniti.
Alla Cop28, si dovranno affrontare due severi avvertimenti da parte degli scienziati: è probabile che supereremo il riscaldamento di 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali nei prossimi cinque anni, e siamo sulla buona strada per raggiungere i 2,7°C di riscaldamento entro la fine del secolo . Il progresso non è mai stato così critico e quest’anno è nelle mani degli Emirati Arabi Uniti, un paese che ha in programma di espandere le sue già vaste produzioni di petrolio e gas.
Cop28: presidente della conferenza di Dubai, il sultano Al-Jaber
E che la gestione della conferenza sarà difficile lo si è compreso subito. Presidente della Cop28 è stato infatti indicato il sultano Al Jaber capo della compagnia petrolifera statale.
Il governo degli Emirati Arabi Uniti, che controlla circa il 6% delle riserve mondiali di petrolio, è stato duramente criticato per aver nominato un boss dei combustibili fossili a capo della Cop28.
La scorsa settimana, 130 legislatori statunitensi ed europei hanno chiesto che Al Jaber venisse rimosso dal suo incarico di presidente del vertice.
In una lettera congiunta indirizzata alle Nazioni Unite, alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e al presidente degli Stati Uniti Joe Biden, i legislatori hanno espresso la loro “profonda preoccupazione” che l’industria dei combustibili fossili possa esercitare un’influenza sui colloqui.
Ed è di questi giorni la denuncia del quotidiano britannico The Guardian che accusa il sultano di aver tentato di “greenwashing” la sua immagine dopo che è emerso che i membri del suo team avevano modificato le pagine di Wikipedia che evidenziavano il suo ruolo di amministratore delegato della Abu Dhabi National Oil Company (Adnoc). La società araba infatti sta forgiando un’importante espansione della produzione di combustibili fossili degli Emirati Arabi Uniti nonostante l’Agenzia internazionale per l’energia abbia affermato che non devono esserci nuovi progetti di petrolio e gas se il mondo vuole raggiungere zero emissioni nette di carbonio entro il 2050.