Di ALESSANDRO ORSINI, IL FATTO QUOTIDIANO, 5 APRILE 2022
Riflettere sulle cause della guerra in Ucraina è una perdita di tempo, un inutile esercizio accademico da intellettuali perdigiorno.
È difficile immaginare un’idea più sbagliata di questa: un’idea che potrebbe provocare la morte di milioni di europei. Nessun conflitto internazionale ad alto potenziale nucleare può essere superato se le sue cause non vengono rimosse. Riflettere sulle cause è fondamentale per lo sviluppo umano. Provate a immaginare un paziente che rimproveri al dottore di perdere il suo tempo a sviluppare la diagnosi. Quale medico potrebbe mai darvi la terapia giusta senza comprendere le cause del male che vi affligge? Ne consegue che la prima domanda a cui dobbiamo rispondere è: quali sono i gruppi di potere che vogliono impedire di riflettere sulle cause dell’invasione russa? A non voler riflettere sulle cause sono innanzitutto i governi europei, che hanno sottovalutato la crisi ucraina nella convinzione che Putin non avrebbe mai sfondato il fronte. L’odio per le cause è, in primo luogo, una conseguenza della lotta per la conquista e la conservazione del potere. Il potere trionfa quando le persone giungono alla conclusione che il governo possa agire soltanto in un modo: quello indicato dal governo stesso. La narrazione perfetta, vale a dire la narrazione che rende il governo inattaccabile, è: “Non agisco, reagisco”. L’immagine è quella di un governo pacioso, buono, senza obiettivi geopolitici, né interessi da difendere, che non urta gli interessi di nessuno. È un assurdo logico: per il semplice fatto di governare, cioè di prendere decisioni, i governi pestano sempre i piedi a qualche altro governo. Un simile assurdo logico è completato dalla teoria della pazzia, che rappresenta il colpo di grazia alla riflessione sulle cause: “Putin – dicono i vertici dell’Unione europea – ha invaso l’Ucraina perché è pazzo: non aveva alcuna ragione per lanciarsi in quest’impresa militare”. Non ci sono dubbi che la società liberale sia il bene più prezioso da difendere, ma chiunque creda nella pace non può non riflettere sulle cause delle guerre. Come potremmo porre fine alla guerra in Yemen se non rimuoviamo le cause di quel conflitto? La teoria della pazzia piace molto ai governanti europei perché è autoassolutoria. È accaduto anche con Kim Jong-un, il dittatore della Corea del Nord, che si ostina a sfidare il mondo per sviluppare le armi nucleari. Anziché interrogarsi sulle cause della sua corsa al nucleare, l’Occidente si è affidato alla teoria della pazzia. I cittadini, conquistati dalla teoria della pazzia, non chiederanno conto ai governanti delle loro politiche in Ucraina dal 2014 al 2022, cioè dal giorno del rovesciamento del presidente filo-russo Yanukovich allo sfondamento del fronte: “Di quali cause vorreste mai parlare? Putin è pazzo! Quali responsabilità potrebbe mai avere il blocco occidentale?”. Questo modo di ragionare non ci pone sulla via della pace; ci pone sulla via di una nuova guerra. L’invasione di Putin è una vergogna, che è giusto condannare tutti i giorni. Tuttavia la pace richiede un grande coraggio intellettuale. Odiare è molto più facile che capire. È proprio perché non abbiamo voluto riflettere seriamente sulle cause della guerra in Siria che quel tragico conflitto continua a imperversare. Commettere gli stessi errori di sempre anche in Ucraina significa rendersi culturalmente responsabili di una tragedia annunciata.