«Dilettanti allo sbaraglio. Confusioni di progetti e procedure per far passare le grandi navi in bacino San Marco sine die. O, peggio, una situazione come quella che fece sorgere e prosperare lo scandalo del Mose».
Felice Casson, senatore del Pd, va all’attacco del «Fronte del porto».
Qualche giorno fa aveva chiesto l’accesso agli atti al ministero delle Infrastrutture.
Ieri, visionati i documenti, ha presentato una interrogazione al presidente del Consiglio Matteo Renzi, al ministro dell’Ambiente e al ministero delle Infrastrutture e Trasporti.
Casson ha scoperto che «nessun carteggio tra l’Autorità portuale e il ministero indicherebbe, come sostenuto dall’Autorità portuale il canale Tresse Nuovo come variante ad altro progetto in Valutazione».
Nella fattispecie, il Contorta Sant’Angelo, grande scavo sostenuto per tre anni dal Porto e poi abbandonato in favore del «Tresse», sostenuto dal nuovo sindaco Brugnaro.
«Non è nemmeno possibile che il nuovo progetto sia iscritto a valutazione di Via» continua Casson «visto che è stato presentato dopo l’entrata in vigore del codice degli appalti».
Dunque?
Casson afferma che «va evitata qualunque forma di pressione o interferenza» e che le decisioni sui progetti alternativi vanno prese nel rispetto delle norme e in relazione alla qualità ambientale dei progetti».
Nuovi scavi in laguna, scrive il senatore, non sono legittimi perché in contrasto con la Legge Speciale e provocherebbero nuovi danni all’equilibrio lagunare.
L’avviso al governo comprende anche la vicenda della vendita delle quote Vtp.
«Occorre attendere l’esito dei ricorsi amministrativi con l’ordine del Consiglio di Stato al Tar di pronunciarsi al più presto sul diritto dei soci di minoranza. Ed esercitare la vigilanza sull’Autorità portuale», scrive, «circa l’assetto societario e la cessione delle quote azionarie, visto che l’attuale presidente Costa è in scadenza nell’ottobre prossimo».
Infine, il nuovo ammiraglio comandante della Capitaneria di porto, Goffredo Bon.
«Prima ancora di assumere il comando», scrive Casson, «ha espresso parere favorevole alle Tresse, progetto inesistente».
(Articolo di Alberto Vitucci, pubblicato con questo titolo il’11 maggio 2016 su “La Nuova di Venezia e Mestre”)
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IL TESTO DELL’INTERROGAZIONE di Felice Casson
Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-05762
Pubblicato il 10 maggio 2016, nella seduta n. 622
Il senatore Felice Casson – Ai Ministri dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare e delle infrastrutture e dei trasporti. –
Premesso che:
in data 27 aprile 2016, dalla stampa cittadina, si è appreso che, durante la seduta della commissione consiliare V del 26 aprile 2016, l’assessore per l’ambiente del Comune di Venezia, geometra Massimiliano De Martin, dava informazione che l’Autorità portuale di Venezia aveva presentato ufficialmente alla commissione per le verifiche di impatto ambientale (VIA) del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare l’istanza relativa allo scavo di un nuovo grande canale nella laguna di Venezia, il così detto canale Tresse nuovo, dava notizia che la documentazione era stata trasmessa e depositata al Comune e invitava gli enti interessati a presentare le loro osservazioni;
tale informazione è stata ribadita nel corso della successiva riunione del Consiglio comunale di Venezia del 28 aprile;
nessun avviso pubblico, da parte dell’Autorità portuale, è comparso sui quotidiani, nazionali e locali, circa l’avvenuta presentazione dell’istanza di VIA (art. 23 del decreto legislativo n. 152 del 2006);
si è appreso dalla stampa locale, e poi appurato, che la ragione della mancata comunicazione pubblica risiederebbe nel fatto che l’istanza dello scavo del canale Tresse nuovo sarebbe stata presentata al Ministero in data 26 aprile 2016, con titolazione in epigrafe e nei contenuti progettuali non conformi alla nuova disciplina introdotta dal decreto legislativo n. 50 del 2016, recante “Attuazione delle direttive 2014/23/UE, 2014/24/UE e 2014/25/UE sull’aggiudicazione dei contratti di concessione, sugli appalti pubblici e sulle procedure d’appalto degli enti erogatori nei settori dell’acqua, dell’energia, dei trasporti e dei servizi postali, nonché per il riordino della disciplina vigente in materia di contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 91 il 19 aprile ed entrato in vigore il 20 aprile;
gli elaborati presentati dall’autorità portuale di Venezia sono stati presentati in base al codice degli appalti di cui al decreto legislativo n. 163 del 2006, che risulta abrogato dall’art. 217 del nuovo codice degli appalti di cui sopra dal giorno stesso della sua entrata in vigore;
avvalora l’immediata efficacia del nuovo codice il fatto che nelle norme transitorie contenute all’art. 216, al comma 27, viene precisato che “Le procedure per la valutazione di impatto ambientale delle grandi opere avviate alla data di entrata in vigore del presente decreto secondo la disciplina già prevista dagli articoli 182, 183, 184 e 185 di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, sono concluse in conformità alle disposizioni e alle attribuzioni di competenza vigenti all’epoca del predetto avvio. Le medesime procedure trovano applicazione anche per le varianti”;
alla data dell’entrata in vigore del decreto legislativo n. 50 del 2016, presso il Ministero dell’ambiente non risultava avviata alcuna procedura per la valutazione di impatto ambientale del progetto intitolato, direttamente o indirettamente, canale Tresse nuovo;
risulta altresì che già una precedente istanza di VIA per il canale Tresse nuovo con “Interventi per la sicurezza dei traffici delle grandi navi nella Laguna di Venezia” era stata dichiarata irricevibile, mentre il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti con lettera del direttore generale Puja ne avrebbe genericamente raccomandata la priorità;
da un accesso agli atti effettuato dall’interrogante, risulta che una lettera del 15 marzo 2016 del capo di gabinetto del Ministro delle infrastrutture, Mauro Bonaretti, all’Autorità portuale di Venezia attesta che «Il Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare ha dichiarato irricevibile l’istanza relativa all’avvio della procedura di VIA Speciale per il progetto “Canale Tresse Nuovo – Interventi per la sicurezza dei traffici delle grandi navi nella Laguna di Venezia” in quanto trasmesso non corredato dagli atti e dalla documentazione progettuale prevista dalle “Specifiche tecniche per la predisposizione e la trasmissione della documentazione relativa alle procedure di VAS e VIA”»;
il capo di gabinetto scriveva anche: «Si invita pertanto codesta Autorità a predisporre la documentazione necessaria ad avviare la suddetta procedura in conformità con quanto previsto dalle specifiche tecniche sopra indicate»;
alla data del 20 aprile 2016, giorno di entrata in vigore del nuovo codice degli appalti, non risulterebbe pervenuta al Ministero dell’ambiente alcuna istanza di VIA che faccia rientrare il progetto nella condizione prevista dall’art. 216;
sempre da attività di accesso agli atti può dirsi che in nessun carteggio, tra l’Autorità portuale e il Ministero delle infrastrutture e tra quest’ultimo e il Ministero dell’ambiente, contrariamente a quanto sostenuto dall’Autorità portuale di Venezia, il Ministero delle infrastrutture riconoscerebbe o indicherebbe il progetto in variante, o come parziale variante ad altro progetto in valutazione; il capitano di vascello Goffredo Bon, prima ancora di assumere il comando della Capitaneria di porto di Venezia, in un’intervista rilasciata venerdì 6 aprile, ha dichiarato: «penso che il progetto delle Tresse possa essere la soluzione valida», dimostrando di non essere informato minimamente del fatto che l’istanza di VIA non era stata nemmeno incardinata e che il progetto sarebbe quindi giuridicamente inesistente;
a giudizio dell’interrogante il contesto nel quale cade la questione del canale è reso confuso e inquietante da altri eventi collaterali molto importanti: 1) l’Autorità portuale di Venezia è prossima alla fase di transizione per scadenza (1° ottobre 2016) del secondo quadriennio dell’attuale presidente Paolo Costa; 2) è ancora più vicina la riorganizzazione, razionalizzazione e semplificazione delle autorità di sistema portuale; 3) è in essere un riassetto societario della società VTP concessionaria della gestione del terminal della Marittima; 4) la sentenza del Consiglio di Stato impone al TAR del Veneto di andare al merito sul ricorso presentato dalla cooperativa Portabagagli del porto di Venezia, aprendo nuovi scenari; 5) il timore è che ci si trovi di fronte, stanti i vari “errori procedurali” commessi e le forzature operate, a “dilettanti allo sbaraglio” ovvero ad uno stallo e immobilismo, inaccettabili perché consentirebbero alle grandi navi di continuare a passare sine die nel bacino di San Marco ovvero, ancora peggio, ad un clima quale quello che fece sorgere e prosperare lo scandalo del MOSE del consorzio Venezia nuova, nell’ambito del quale sono stati coinvolti, tra decine di altri, anche due ministri della Repubblica, si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti rappresentati e quali decisioni e controlli intendano esercitare;
se non ritengano necessaria, nel caso specifico del canale Tresse nuovo, una ricostruzione dei rapporti intercorsi tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e l’Autorità portuale di Venezia, anche per fare chiarezza sulle continue dichiarazioni del presidente Paolo Costa, che chiamano in causa direttamente lo stesso Ministro e comunque i suoi uffici; se in effetti il cosiddetto progetto canale Tresse nuovo sia giuridicamente inesistente in quanto a) ogni nuovo progetto dovrebbe essere conforme al livello di progettazione previsto dal codice degli appalti e privo di difformità progettuali; b) va evitata qualsiasi forma di pressione o interferenza da parte degli uffici ministeriali circa la definizione, la priorità e l’esito delle procedure di valutazione di impatto ambientale, in contrasto con la normativa vigente, e c), in particolare, vanno rispettate le nuove norme e ogni nuovo progetto nello specifico relativo alla laguna di Venezia, dichiarata di preminente interesse nazionale, deve essere valutato in relazione alle qualità ambientali dei progetti, previste dagli art. 95 e 183 del decreto legislativo n. 50 del 2016; se, relativamente alle dichiarazioni del nuovo comandante della Capitaneria di porto, non ritengano di dover verificare quanto segnalato, d’intesa eventualmente con l’ammiraglio ispettore delle Capitanerie di porto;
se non ritengano necessario esercitare la vigilanza sul bando dell’Autorità portuale circa l’assetto societario e la cessione delle quote azionarie;
se non ritengano opportuno attendere il pronunciamento della sentenza del TAR del Veneto ordinata dal Consiglio di Stato per la prosecuzione del bando;
se il valore delle quote deciso dall’Autorità portuale sia un valore reale o sia invece legato ad una valutazione speculativa, stante la breve durata della concessione.